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Ordine dei Giornalisti - Consiglio Nazionale
02/04/2023
REPORT 2023
Giornalismo, AI, e nuove responsabilità digitali
Luciano Floridi
Professore ordinario di filosofia ed etica
Guido Romeo
Giornalista
Il futuro del giornalismo è già qui, ma non è equamente distribuito. Le applicazioni di quell’insieme di tecnologie che chiamiamo intelligenza artificiale (IA) nel mondo dell’informazione sono in crescita esponenziale e stanno cambiando il modo di trovare, produrre e distribuire i contenuti aprendo nuovi modelli di monetizzazione. Si va dalla distribuzione personalizzata di contenuti come feed o newsletter iper-personalizzate, alla produzione automatica di contenuti in crescita sia nella finanza che nello sport, al pricing dinamico di banner e abbonamenti, all’estrazione di notizie da collezioni di big-data, a migliori trascrizioni automatiche di audio e video, all moderazione dei commenti anche su grande scala e al riconoscimento di fake news e deep-fake, fino a nuovi strumenti di fact-checking e all’aumento della capacità di ricercare immagini e catturare il sentiment dei sempre più diffusi contenuti generati dagli utenti (UGC- user generated content).
Ancora più importante – come ha sottolineato la London School of Economics[1] – è l’aumento della domanda di questi servizi da parte di utenti come i ragazzi della Generazione Z, nati e cresciuti in un mondo di contenuti personalizzati e on-demand.
La capacità di fare leva sui nuovi strumenti dell’IA non è però sempre alla portata di tutte le redazioni, sia per una questione di risorse che di competenze. Le grandi testate come il New York Times, il Financial Times, o il gruppo scandinavo Schibsted da tempo sviluppano i propri sistemi proprietari di AI e hanno team interni di sviluppatori e data scientist mentre le realtà più piccole, come i giornali locali e le testate indipendenti, si trovano spesso a dipendere da fornitori esterni o dalle stesse grandi piattaforme globali che, negli ultimi decenni, sono diventate intermediari dominanti dell’advertising online, con la conseguente crisi dell’editoria d’informazione.
Prima ancora che tecnologica ed economica, la partita intorno a IA e giornalismo oggi è etica, come sottolinea un recente paper pubblicato dal Digital Ethics Lab dell’Università di Oxford[2] e firmato da Guido Romeo ed Emanuela Griglié. Si ripresentano questioni ormai note: la trasparenza dei sistemi di IA, l’attribuzione di responsabilità per i loro fallimenti, le conseguenze non intenzionali e all’equità dei risultati già sottolineati da Floridi, Taddeo 2016, Tsamados et altri[3] e comuni all’ambito sanitario o difensivo. Ma vi sono questioni uniche all’ambito del giornalismo. Se non affrontate, queste problematiche creano conflitti con i fondamenti etici del giornalismo e la sua centralità per la democrazia e un dibattito pubblico informato.
La missione etica del giornalismo è sostenuta dal diritto di tutti all’accesso alle informazioni e alle idee, sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (“Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” 2015) e dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU): “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo e indipendentemente dalle frontiere”.
Nelle democrazie moderne, la presenza di un’informazione libera e indipendente svolge un ruolo fondamentale. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha sottolineato il ruolo democratico dei media come ‘fornitori di informazioni’ (‘Corte europea dei diritti dell’uomo – Caso Barthold v. Germania (1985) – Paragrafo 59.’ n.d.) per creare forum di dibattito pubblico e agire come guardiano pubblico. In questo panorama, quali sono le responsabilità dei giornalisti nei confronti dei loro lettori e della società in generale? Come rileva la Federazione Internazionale dei Giornalisti (‘Convenzione Europea sui Diritti Umani – Testi, Convenzione e Protocolli Ufficiali’ n.d.): “La responsabilità del giornalista nei confronti del pubblico ha la precedenza su ogni altra responsabilità, in particolare nei confronti dei suoi datori di lavoro e delle autorità pubbliche.
Il giornalismo è una professione, che richiede tempo, risorse e mezzi per essere esercitata, tutti elementi essenziali per la sua indipendenza”. E, indipendentemente da come i codici giornalistici e le culture possano variare nel mondo, il primo punto della Carta Globale[4] dei giornalisti: “Il rispetto dei fatti e il diritto del pubblico alla verità è il primo dovere del giornalista”, dovrebbe risuonare in qualsiasi redazione, indipendentemente da la lingua o il mezzo.
Nella pratica, queste domande sono il quadro all’interno del quale giornalisti e sviluppatori insieme dovrebbero definire come i sistemi intelligenti possano, per esempio, profilare gli utenti e distribuire di conseguenza i contenuti delle notizie, aumentando il rischio di generare “echo-chambers” (letteralmente camere d’eco) in cui le convinzioni sono amplificate o rafforzate dalla comunicazione e dalla ripetizione all’interno di un sistema chiuso e isolato dalla confutazione.
Non sorprende che una questione del genere sia stata sotto i riflettori in molti dibattiti pubblici e politici, dai movimenti no-vax alla Brexit e alle elezioni statunitensi fino, più recentemente, all’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti nel 2021. Come sottolineano Romeo e Griglié, gli antidoti a una deriva “tecnocentrica” e priva di valutazioni etiche delle applicazioni dell’IA al mondo dell’informazione può difficilmente essere prescrittiva visto la natura del settore, dove l’eccessiva regolamentazione rischia di aprire il varco a censure e controlli. Piuttosto, le soluzioni vanno elaborate dai giornalisti stessi e sostenute a livello europeo anche con risorse economiche.
La Commissione Europea, con il suo regolamento per una intelligenza artificiale responsabile[5] dell’aprile 2021 ha posto l’Europa all’avanguardia nelle riflessioni sull’etica dell’intelligenza artificiale, ma i giornalisti devono poter entrare nel gioco con le competenze tecniche e la formazione adeguata a difendere il loro ruolo. Che proprio grazie ai sistemi intelligenti, può diventare sempre più centrale in un mondo dove un magnate della tecnologia come Elon Musk si appresta a ristrutturare draconianamente una delle maggiori piattaforme di informazione globale come Twitter.
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[1] The Journalism Ai Report – https://www.lse.ac.uk/media-and-communications/polis/JournalismAI/The-Report
[2] AI ethics and policies: why European journalism needs more of both – Yearbook of the Digital Ethics Lab 2022 – Guido Romeo, Emanuela Griglié.
[3] Tsamados, Andreas, Nikita Aggarwal, Josh Cowls, Jessica Morley, Huw Roberts, Mariarosaria Taddeo, and Luciano Floridi. 2021.‘The Ethics of Algorithms: Key Problems and Solutions’. AI & SOCIETY, February. https://doi.org/10.1007/s00146-021-01154-8.
[4] Global Charter of Ethics for Journalists’. n.d. IFJ. Accessed 30 December 2020. https://www.ifj.org/who/rules-and-policy/global-charter-of-ethics-for-journalists.html
[5] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A52021PC0206
LUCIANO FLORIDI
Professore Ordinario di Filosofia ed Etica dell’Informazione all’Università di Oxford, e di Sociologia della Cultura e della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, dove dirige il Centre for Digital Ethics. Noto come una delle voci più autorevoli della filosofia contemporanea, è considerato il padre fondatore della filosofia dell’informazione e uno dei maggiori interpreti internazionali della rivoluzione digitale. Nel 2022 è stato insignito dal Presidente Mattarella del titolo di Cavaliere della Gran Croce, il più alto riconoscimento al merito della Repubblica Italiana https://www.oii.ox.ac.uk/people/profiles/luciano-floridi/
GUIDO ROMEO
Giornalista e autore, è esperto di innovazione ed economia digitale, intelligenza artificiale applicata al giornalismo e trasparenza dell’informazione. Ha scritto per Il Sole24Ore e Wired. È autore di Per Soli Uomini, il maschilismo dei dati, dalla ricerca scientifica al design (Codice 2021) e di Silenzi di Stato, storie di trasparenza negata e di cittadini che non si arrendono (Chiarelettere 2016). Ha ricevuto premi nazionali e internazionali e dal 2020 interviene sui temi del genere, dei dati e della governance dell’intelligenza artificiale. Su twitter è: @guidoromeo
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