Il presidente nazionale dell’Ordine in audizione alle Commissioni  VII  e IX della Camera                                                   

 L’intervento di Carlo Bartoli: Tutela giornalisti, Garanzie contro spyware,  Servizi pubblici Tv indipendenti, partecipazione dei giornalisti al nuovo Comitato Europeo Media.

I temi dell’informazione, nel contesto di un ecosistema digitale in continua evoluzione, sono centrali  per la democrazia e lo sviluppo economico. Valutiamo complessivamente positiva la proposta di regolamento denominata Media Freedom Act. L’Ordine è intervenuto  al “public debate”, ossia la fase preliminare il varo della proposta di regolamento; successivamente siamo stati auditi dalla Commissione Politiche Europee del Senato ed abbiamo partecipato al tavolo di consultazione promosso dalla presidenza del Consiglio dei Ministri

Riteniamo importante una impostazione unitaria delle legislazioni nazionali al fine di garantire  principi della libertà di espressione, del rispetto delle persone, del pluralismo e della correttezza dell’informazione; nonché una effettiva apertura del mercato interno europeo per i produttori  di contenuti per i media, cioè le “imprese editoriali”.

Vorrei quindi concentrarmi sugli aspetti che riguardano più da vicino i giornalisti.

Il Media Freedom Act fa più volte riferimento al ruolo dei giornalisti come “professionisti dell’informazionenonché principali artefici di una “informazione di qualità. La Commissione europea sottolinea, infatti, come sia aumentatala fiducia  nei media. I cittadini europei – secondo i testi che integrano l’MFA – si fidano più delle testate giornalistiche, di radio e tv, che di quello che trovano sul web o sui social.

Secondo le premesse del Media Freedom Act, quindi, l’autonomia e l’indipendenza dei giornalisti sono condizioni indispensabili per garantire un’informazione corretta, la diversità di opinioni (pluralismo orizzontale) e l’assenza di qualsiasi tipo di discriminazione nella narrazione dei fatti.

Il MFA, tuttavia, si concentra sulla libertà delle imprese editoriali nel mercato interno europeo, con particolare attenzione a quelle transfrontaliere,  e ribadisce più volte la necessità di tutelare “l’indipendenza editoriale”. Sarebbe quindi utile, anche in sede europea, definire il profilo del giornalista e delle sue garanzie  attraverso le leggi degli Stati,  lasciando ai giornalisti le funzioni di autogoverno della categoria, come avviene in Italia con la presenza dell’Ordine (solo Portogallo e Belgio hanno istituti simili all’Ordine italiano).

Apro un  breve parentesi per sottolineare come l’Ordine dei giornalisti, in Italia,  deve tuttavia fare i conti con norme e procedure assolutamente obsolete e inadeguate, ferme alla legge del 1963. Posso informare questa Commissione che pochi giorni fa il Consiglio nazionale ha varato alla unanimità un primo documento che propone l’’accesso universitario per l’iscrizione all’albo. Una proposta, ancora oggetto di dibattito, che dovrebbe esser varata a metà luglio e poi essere posta all’attenzione del Parlamento.

Tornando al Media Freedom Act, l’articolo 4  sancisce il divieto di uso di spyware nei confronti di giornalisti ed esponenti di imprese editoriali.  Tale possibilità, tuttavia, viene presa in considerazione, cito il testo (art-4, comma c), “caso per caso per motivi di sicurezza nazionale …o di gravi reati”, dei quali si definisce una cornice. Credo che si tratti di un punto sensibile, già questa formulazione può lasciare varchi all’azione di spionaggio contro i giornalisti (vedi i recenti casi in Grecia). Credo sia necessario delimitare con cura la casistica ed evitare che tale formulazione diventi più ampia.

Discorso analogo riguarda il fenomeno delle aggressioni delle minacce e della azioni giudiziarie di carattere intimidatorio contro i giornalisti, le cosiddette SLAPP –  Strategic Lawsuit Against Public Partecipation, ovvero: azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica. Fenomeni ampiamente citati nelle premesse e nei principi di riferimento dell’MFA, ma che vengono operativamente rimandate ad altri strumenti legislativi, quali una specifica proposta di direttiva sostenuta in prima persona dalla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola.

L’articolo 5 del regolamento delinea alcune prescrizioni per i fornitori di media per i servizi pubblici, tra queste la necessità di governance autonome dai governi. L’Italia viene considerata dalla Commissione europea, uno dei sedici stati a “rischio elevato” per la “crescente politicizzazione  del servizio pubblico radiotelevisivo”. Preciso che i documenti dell’MFA sono dello scorso autunno (sett-dicembre 2022) e l’analisi di rischio avviene su dati e segnalazioni di diversi anni; non è quindi un problema contingente, ma strutturale.

L’Ordine dei giornalisti ha più volte ribadito, anche in Parlamento,  l’importanza e la centralità del servizio pubblico radiotelevisivo, anche in chiave multipiattaforma. Anche noi abbiamo rimarcato l’importanza di avere una governance che non sia diretta emanazione del governo in carica.

Riteniamo utili le azioni verso le grandi piattaforme del web mirate alla trasparenza delle proprietà e dei fornitori di contenuti, nonché all’accessibilità e alla tutela degli utenti. Lascia perplessi il fatto che si rimandi comunque ad una sorta di autoregolamentazione degli stessi soggetti in campo e non ci si ponga il problema di una seria normativa antitrust nel campo della raccolta della pubblicità digitale da parte di pochissimi grandi player. Rileviamo una criticità anche nella definizione dei soggetti identificati come Fornitori di Servizi Media tramite mera autocertificazione.

Infine una nota sul nuovo regolatore Europeo. Come detto, l’intera proposta MFA  rimarca più volte l’importanza e il ruolo dei giornalisti come attori primari delle elaborazione di “contenuti per i media”; tuttavia non si prevede una loro rappresentanza nella fase  operativa del futuro regolamento europe.

Il Capo III della proposta (art. da 8 a 12) prevede l’istituzione del Comitato Europeo per i servizi di media che andrebbe a sostituire l’attuale Coordinamento delle Autorità europee per le comunicazioni (ERGA). Quest’ultimo, nell’esprimere la propria posizione sull’MFA,  ha opportunamente specificato di intendere la proposta  “nel senso che essa escluda un regolamento della stampa scritta da parte del futuro Comitato”.

Anche da questa osservazione, al fine di evitare sovrapposizioni e interferenze, emerge la necessità di coinvolgere i rappresentanti del mondo del giornalismo in quella che sarà la fase applicativa del Media Freedom Act. Sarebbe utile una sorta di “Consulta” permanente dei giornalisti europei che  faccia da supporto e/o affianchi i lavori del Comitato sui temi di competenza.

In conclusione, l’Ordine dei giornalisti ritiene interessanti le proposte messe in campo dalle istituzioni europee, soprattutto nella parte che riguarda la necessità di rendere uniformi una serie di regole e norme che riguardano la tutela della libertà di stampa e l’agibilità dei giornalisti di fronte ai nuovi scenari della comunicazione digitale.

L’intervento in Commissione del presidente del Cnog:

0622 MFA news CAMERA DEPUTATI Bartoli

Il documento analitico dell’Ordine sull’EMFA:

EMFA POSIZIONE CNOG – giu2023

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