immagine realizzata con IA Midjourney

“Il lettore perduto”

REPORT 2024

INTRODUZIONE

Carlo Bartoli
Presidente Consiglio Nazionale Spedizionieri Doganali

Quali sono i nuovi percorsi del giornalismo con la rivoluzione tecnologica in corso e come cambia il modo di fruire l’informazione professionale. Questi i temi del secondo Rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo digitale promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine, temi che si intrecciano con quelli dell’Intelligenza artificiale, dei social media e dei nuovi linguaggi della comunicazione. Il Rapporto si conferma uno strumento prezioso per comprendere i fenomeni in corso ed orientarsi nel vortice delle continue trasformazioni che interessano la nostra professione.

La prima edizione, lo scorso anno, ha mostrato con grande chiarezza le dinamiche della crisi strutturale del sistema editoriale, sia a livello globale che nazionale. Quest’anno, invece, il Report concentra l’attenzione sul “lettore perduto”, ossia sui destinatari finali dell’attività giornalistica e sulle modalità di fruizione dell’informazione, mettendo a fuoco i rischi non solo per il giornalismo ma per il sistema democratico e, allo stesso tempo, individuando opportunità, esperienze e linee di tendenza per un utilizzo consapevole e proficuo delle tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale generativa.

Il Rapporto si sofferma anche sulla recente emanazione di norme per la regolamentazione della IA: dagli ordini esecutivi della Casa Bianca, all’AI Act dell’Unione Europea, passando per le direttive del governo cinese sino a giungere al recente disegno di legge del governo italiano.

Dobbiamo riconoscere che le istituzioni, a partire dalla Commissione europea, questa volta si sono mosse velocemente per far fronte alla necessità di introdurre rapidamente un quadro di regole. Teniamo presente che l’utilizzo della IA non riguarda solo l’informazione giornalistica, ma quasi tutti gli aspetti della vita sociale (sicurezza, sanità, logistica, commercio, attività produttive). Vedremo nel tempo l’efficacia o meno delle norme; resta la nostra attenzione e preoccupazione sul giornalismo.

… (continua)

EXECUTIVE SUMMARY

Antonio Rossano
Coordinatore Osservatorio sul giornalismo digitale

Nell’edizione 2023 del Report avevamo concentrato l’attenzione e le nostre analisi su tre fenomeni che, in quel momento, apparivano come rilevanti se non fondamentali per il nostro ecosistema informativo:

  • il crollo delle vendite e della distribuzione, sia per quanto riguarda il giornale di carta, che per il digitale, dopo un breve periodo, per quest’ultimo, di forte crescita connesso all’immobilità ed al blocco della nostra socialità, decretate dal governo nel tentativo di contrastare la diffusione della pandemia;
  • la “rivoluzione” dell’intelligenza artificiale che in maniera repentina e rapidissima stava modificando del tutto lo scenario dell’informazione e della comunicazione, trasformando in maniera strutturale i processi di acquisizione e distribuzione della conoscenza;
  • il pluralismo dell’informazione che appariva languire, sia a livello globale che locale ed avevamo raccolto dati e informazioni da molti studi e ricerche scientifiche evidenziando come il fenomeno fosse evidentemente interconnesso con i processi globali economici e politici e direttamente con il calo della fiducia dei lettori nei confronti dei media tradizionali e nuovi.

Ebbene tutti e tre qui processi hanno continuato ad evolversi e sono stati comunque oggetto del nostro nuovo rapporto ed in forme diverse, solo apparentemente più indirettamente, abbiamo trattato del pluralismo parlando del nuovo Regolamento europeo sui servizi digitali, con un’analisi della professoressa Cerina Feroni che ha dimostrato come, ancora una volta, sono le stesse norme che, consegnando alle grandi piattaforme il compito di essere contemporaneamente soggetto controllato e controllore, annichiliscono la possibilità di un pluralismo effettivo ed efficace.

Abbiamo continuato a parlare di intelligenza artificiale, questa volta molto più nel concreto e con uno sguardo attento e mirato a ciò che accade nel nostro paese, grazie all’analisi di un “insider” come Andrea Iannuzzi, caporedattore di Repubblica, che ha raccolto interviste e pareri da tutte le maggiori realtà editoriali del paese. È un processo evidentemente inarrestabile che seguiremo nel tempo e con profonde implicazioni di tipo etico, tecnologico, cognitivo, sindacale.

Abbiamo continuato a seguire, sia pur indirettamente, le problematiche del calo delle vendite e della distribuzione evidenziando fenomeni come la “News Avoidance”, ovvero la sistematica fuga dalle notizie che sono ormai portatrici solo di eventi drammatici, tristi e spesso insopportabili per la nostra psiche… (continua)

SCENARI E PROSPETTIVE

Salvare il giornalismo, forse

di Mario Tedeschini Lalli
Già molti, molti anni fa – diciamo una ventina – c’era chi provava a dire che di fronte alla rivoluzione digitale il problema non fosse “salvare i giornali”, ma “salvare il giornalismo”, perché di tutta evidenza l’equivalenza giornalismo=giornale non reggeva più. L’equivoco ha contribuito nel tempo a rendere ancora più incerto l’esito della battaglia per “salvare il giornalismo” e ora siamo, in un certo senso, giunti a temere che perda di significato anche l’equivalenza giornalismo=giornalista.

Se non possiamo più salvare “i giornali”, possiamo ancora pensare di salvare i giornalisti, le giornaliste, nel senso della loro funzione professionale? E senza persone che fanno questo di mestiere, possiamo ancora pensare di salvare “il giornalismo”?

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Salvare il giornalismo locale per salvare la democrazia

di Gabriel Kahn
Come avrete saputo, il giornalismo americano non se la passa bene. Il Los Angeles Times ha eliminato il 20 per cento della redazione in un solo giorno; Sports Illustrated ha licenziato tutti in tronco; e Vice, la testata che avrebbe dovuto attirare i giovani e rappresentare il futuro dell’informazione, ha dichiarato bancarotta. E questo soltanto nei primi due mesi dell’anno.

Il declino negli Stati Uniti è cominciato ormai da diverso tempo. I news deserts, o deserti dell’informazione (termine coniato da Penny Abernathy per indicare le aree prive di fonti di notizie locali), costituiranno presto un quarto del Paese. La seconda catena della nazione impiega un modello di business basato sui ghost papers, giornali spesso redatti da un unico giornalista e riempiti con take di agenzia.

La situazione contemporanea è un po’ come la storia della bancarotta del personaggio di Hemingway ne “Il sole sorge ancora”. E’ successo così: “gradually, then suddenly”, un po’ alla volta e poi all’improvviso.

Quel che ancora si stenta a capire è che il problema non è insito nel giornalismo, ma è un problema di democrazia. Le società democratiche non possono funzionare senza una stampa indipendente. Purtroppo, in questo momento negli Stati Uniti, in vista di una delle elezioni più importanti della sua storia, c’è proprio un vuoto di informazione autonoma.

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L’intelligenza artificiale tra i banchi di scuola

di Elena Golino
I primi ad usarla, neanche a dirlo, sono i più giovani. Non ancora come materia di studio ma direttamente, sui cellulari o i pad.

Noi della Commissione Cultura del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, insieme ai funzionari del Ministero dell’Istruzione e del Merito, abbiamo provato a verificare quanto l’uso e la diffusione dei sistemi legati al IA fossero significativi. Non eravamo sicuri che l’esperimento avrebbe funzionato. E invece la realtà ha sciolto ogni dubbio. I primi di quest’anno abbiamo lanciato tra tutte le classi superiori d’Italia un bando che aveva come tema la realizzazione di un elaborato usando IA e commentando i rischi di veridicità che questo strumento avrebbe potuto comportare; un bando difficile per come era articolato e per le riflessioni ad esso legate *(allegato 1). Risultato: ad oggi sono arrivate diverse decine risposte di partecipazione. 

Un segno concreto che i giovani viaggiano con i tempi che cambiano, molto più rapidamente di come le generazioni precedenti mutavano…

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Informazione, un cambio di paradigma? L’impatto del Digital Services Act sul mondo dell’informazione

di Ginevra Cerrina Feroni
Una componente significativa dell’economia europea e della vita quotidiana dei suoi cittadini è rappresentata dai servizi della società dell’informazione e, in particolare, dai servizi intermediari. È noto, tuttavia, come l’inarrestabile trasformazione digitale e il maggiore utilizzo di tali servizi da parte dei cittadini abbiano dato origine a nuovi rischi e sfide per i singoli destinatari dei vari servizi, per le imprese e per la società nel suo complesso.

Per superare l’inadeguatezza della Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE ad affrontare tali sfide (in particolare in punto di regime di responsabilità e di armonizzazione sul territorio dell’Unione europea) la strategia europea del Digital Single Market intende perseguire due obiettivi fondamentali di politica legislativa: da un lato, tutelare i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche attraverso la rimozione dei contenuti illeciti diffusi al pubblico; dall’altro responsabilizzare i fornitori dei servizi. Nell’ambito di tale strategia, il Regolamento (UE) 2022/2065 (anche noto come “Digital Services Act” o “DSA”) si prefigge così di rimuovere gli ostacoli alla crescita del mercato digitale europeo, incentivando l’offerta di contenuti e servizi digitali. In particolare il suo obiettivo principale è quello di rimodulare il regime di responsabilità previsto dalla previgente Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE, a seconda della tipologia e delle dimensioni degli intermediari.

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Recuperare il “lettore perduto”

di Gennaro Annunziata
Il giornalismo sta attraversando una fase di crisi e profonda trasformazione, specialmente riguardo ai suoi modelli di diffusione e alla redditività delle imprese editoriali.

Come evidenziato da molti esperti, l’espressione “giornalismo digitale” è ormai quasi superflua: oggi il giornalismo è digitale poiché le informazioni si diffondono rapidamente in rete, spesso anche più velocemente rispetto ai tradizionali mass media “codificati” come giornali, notiziari, radiofonici e televisivi, e siti web di informazione.

Le notizie viaggiano soprattutto attraverso i social media, grazie alla possibilità offerta a ciascuno di noi di creare – consapevolmente o meno – contenuti “notiziabili” attraverso lo smartphone che tutti, o quasi, abbiamo in tasca.

La diffusione virale delle notizie entra inevitabilmente anche nei canali dei media tradizionali. La velocità e la viralità possono però comportare conseguenze negative: l’ansia dei media codificati di non “bucare la notizia” porta, talvolta, alla diffusione di informazioni inesatte e/o incomplete senza quell’indispensabile verifica che costituisce uno dei capisaldi del “fare giornalismo”…

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APPROFONDIMENTI TEMATICI

“Una nuvola scintillante di frammenti” – Sommario

di Lelio Simi
Da circa quattro lustri il ciclo di aggregazione e disaggregazione delle piattaforme digitali investe e rivoluziona interi settori industriali, dal trasporto pubblico (con app come Uber) a quello del turismo (con app come Airbnb), colpendo anche le industrie dei media, compresa quella dei giornali e delle notizie.
Non soltanto il formato “monoblocco” del giornale è stato frammentato — in singoli articoli consegnati, pezzo per pezzo, via social media e riassemblati poi in grandi aggregatori come Google News o Apple News — ma il ciclo digitale bound/unbound ha disaggregato anche la “professione” giornalistica abilitando potenzialmente chiunque a diventare un “fornitore di servizi di informazione” in modalità del tutto simile a come (potenzialmente) è stato abilitato chiunque a diventare un “fornitore di trasporto pubblico” o un “fornitore di un alloggio temporaneo”.

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Intelligenza artificiale nelle redazioni italiane

di Andrea Iannuzzi
La relazione che segue si pone l’obiettivo di verificare l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa nel giornalismo e nell’editoria in Italia, analizzandone la diffusione, l’efficacia, le prospettive e le criticità, attraverso casi di studio e interviste condotte all’interno delle principali testate italiane, sia quelle tradizionali che affiancano alle pubblicazioni digitali le edizioni cartacee (e le loro repliche digitali), sia quelle “all digital”.

Se il 2022 è stato l’anno della scoperta, nel 2023 le piattaforme di intelligenza artificiale generativa – da ChatGPT (OpenAI) a Bard, poi evoluta in Gemini (Google), passando per Claude (Anthropic) – sono entrate nell’uso quotidiano degli utenti della rete, trovando applicazioni in diversi ambiti di ricerca e professionali e rendendo familiare l’approccio con i cosiddetti Large language models, che stanno alla base del loro funzionamento e della capacità di generare contenuti che imitano le capacità dell’intelletto umano.
Nelle redazioni e nelle aziende editoriali sono cominciati i primi esperimenti, volti soprattutto all’introduzione di strumenti in grado di sfruttare le potenzialità dell’IA per velocizzare e semplificare la produzione e la pubblicazione di contenuti: servizi di traduzione istantanea, di trascrizione da audio a testo, produzione di audioarticoli, newsletter automatizzate, abstract e sommari, titoli adatti alla Search Engine Optimization (SEO)…

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Giornalismo e intelligenza artificiale: aspetti giuridici e normativi – Sommario

di Deborah Bianchi
L’Intelligenza Artificiale (AI) e l’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) hanno costituito uno dei temi prioritari nell’ordine del giorno del World Economic Forum accanto alla guerra in Ucraina e al clima. Il tema è davvero epocale: dall’avvento dei modelli GenAI parte una nuova era tecnologica. Nessuna delle potenze mondiali vuole restare indietro nella corsa al primato economico e politico-giuridico e cerca di imporre il proprio legal framework, nonostante la consapevolezza dell’esigenza di un “patto digitale globale” su AI e GenAI. In questo nuovo scenario deve imparare a ricollocarsi anche il giornalismo. Reduce dall’adattamento alla dimensione digitale, deve ora rimboccarsi le maniche per confrontarsi con la nuova dimensione “digitale generativa, multimodale e sintetica”.
Questo confronto implica un’ulteriore trasformazione del lavoro del giornalista che dev’essere ancora di più un’attività fortemente inclusiva. Laddove i GenAI disintermediano e isolano l’utente, il giornalista riannoda tutti i collegamenti della catena di valore dell’AI e così facendo permette al lettore di accedere all’informazione autentica, stimolandone il senso critico. Il giornalista deve inoculare nell’informazione restituita dagli outputs dei GenAI il germe dell’inclusività coinvolgendo tutti gli stakeholders dell’argomento trattato innescandovi il dibattito pubblico.

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Informazione online, giovani e comunicazione sui social media

di Giovanna Cosenza
Osservare con attenzione e costanza i comportamenti delle generazioni più giovani nei confronti dell’informazione online, senza mai cadere o nel paternalismo, da un lato, o nello snobismo del “dove andremo a finire”, dall’altro, non è necessario solo quando una testata giornalistica vuole rivolgersi (anche) a loro, come spesso si pensa, ma è utile per parlare a tutte le fasce di età. Come vedremo, infatti, in un mercato mutevole come quello digitale, le tendenze giovanili spesso anticipano il futuro, nel bene e nel male, e per questo sono un serbatoio prezioso di informazioni e idee, che può non solo alimentare la creatività, ma prevenire crisi e problemi. I comportamenti giovanili nei confronti dell’informazione possono dunque offrire spunti e idee utili per cercare di risolvere alcuni problemi del giornalismo contemporaneo, in Italia e altrove. Fra l’altro, per una testata giornalistica lungimirante, comunicare con le nuove generazioni è fondamentale anche come strategia di lungo periodo, perché fidelizzare un segmento di pubblico fin dalle età più precoci – durante l’università e, prima ancora, negli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado – significa anche, se non educarlo, almeno indirizzarlo verso buone abitudini di lettura che possano durare nel tempo…

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Il Report 2024 in PDF

AUTORI

Luciano Floridi

Elisa Giomi

Luciano Floridi

Davide Bennato

Luciano Floridi

Guido Scorza

Luciano Floridi

Giovanna Cosenza

Luciano Floridi

Andrea Iannuzzi

Luciano Floridi

Luciano Floridi

Luciano Floridi

Antonio Rossano

Luciano Floridi

Elena Golino

Luciano Floridi

Carlo Bartoli

Luciano Floridi

Ginevra Cerrina Feroni

Luciano Floridi

Mario Tedeschini Lalli

Luciano Floridi

Richard Gingras

Luciano Floridi

Colin Porlezza

Luciano Floridi

Lelio Simi

Luciano Floridi

Gabriel Kahn

Luciano Floridi

Guido Romeo

Luciano Floridi

Deborah Bianchi

Luciano Floridi

Gennaro Annunziata

Luciano Floridi

Alessia Pizzi

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