Approvato a maggioranza dal Cnog un documento.

 

In merito all’inchiesta giudiziaria sulla prostituzione minorile della Procura di Bari, di cui alcuni quotidiani, testate online e tv, hanno dato notizia in queste ore, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito a Roma il mercoledì 15 e giovedì 16 maggio, ha approvato a maggioranza, con un solo consigliere astenuto, un documento in cui ricorda ai colleghi e alle colleghe che la definizione “baby squillo” o “baby escort” è un’inammissibile violazione della Carta di Treviso, (il protocollo firmato da Odg, Fnsi e Telefono azzurro con l’intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia) inserito come allegato nel Testo unico dei doveri all’art. 5 del T.U. dei doveri del giornalista (“Doveri nei confronti dei minori” – Allegato 2). Alla luce di tutto questo è violazione del codice deontologico, passibile di sanzione disciplinare.

Già nel 2016 il Consiglio dell’ordine aveva approvato o all’unanimità un documento in cui ricordava che “l’uso reiterato che molte testate fanno della definizione “baby squillo” è violazione della Carta di Treviso, evidenziando che le minori sono le vittime e gli uomini che abusano di loro, i pedofili, sono colpevoli. Per un reato così grave non ci sono attenuanti. Usare i termini corretti è alla base del nostro lavoro. Scambiare le vittime con i colpevoli dà luogo ad una informazione falsa e fuorviante.”

Il Consiglio ribadisce che quando le vittime sono minori, sono e devono essere considerate innocenti anche nella terminologia usata, soprattutto da chi è preposto non solo a informare, ma anche a formare. E chiede ai consigli degli ordini regionali di segnalare ai consigli di disciplina di competenza casi in cui queste indicazioni siano state disattese.

STAMPA QUESTA PAGINA